Granuloma Epàtico
Definizione medica del termine Granuloma Epàtico
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Definizione di Granuloma Epàtico
Granuloma Epàtico
Formazione granulomatosa del fegato, associata o meno a infiammazione e fibrosi.
Può essere presente nel corso di: 1) un lungo elenco di malattie non infettive: sarcoidosi, linfomi (Hodgkin e non-Hodgkin), cirrosi biliare primitiva, berilliosi, morbo di Crohn, granulomatosi di Wegener, epatite granulomatosa idiopatica; 2) un altrettanto lungo elenco di malattie infettive: batteriche (tubercolosi, micobatteriosi atipiche, brucellosi, lebbra), virali (virus di Epstein-Barr, Cytomegalovirus), parassitarie (schistosomiasi), da rickettsie (febbre Q) e da spirochete (sifilide); 3) reazioni a un nutrito numero di farmaci, tra i quali: chinidina, sulfamidici, allopurinolo, fenilbutazone, isoniazide, carbamazepina; 4) infine, pazienti particolarmente a rischio per lo sviluppo di granulomi epatici sono quelli affetti da AIDS: in questo caso, infatti, le micobatteriosi, come anche le sovrinfezioni da Cytomegalovirus e funghi, sono particolarmente frequenti e, d'altra parte, gli stessi pazienti sono talora trattati con sulfamidici per la comparsa di una polmonite da Pneumocystis carinii o possono sviluppare una colangite che si complica in seguito a una sopraggiunta criptosporidiosi a disseminazione lungo l'albero biliare.
I sintomi dovuti al granuloma epatico sono perlopiù correlati alla malattia che l’ha determinato e la ricerca può essere indirizzata sulla base di generiche alterazioni delle prove di funzionalità epatica.
La diagnosi richiede un completamento bioptico per quanto è possibile, in alcuni casi, che la puntura del fegato non dia luogo a reperti patognomonici, soprattutto se sono presenti granulomi isolati.
La terapia della condizione predisponente generalmente è la soluzione più efficace; in qualche caso sono utili i cortisonici.
Può essere presente nel corso di: 1) un lungo elenco di malattie non infettive: sarcoidosi, linfomi (Hodgkin e non-Hodgkin), cirrosi biliare primitiva, berilliosi, morbo di Crohn, granulomatosi di Wegener, epatite granulomatosa idiopatica; 2) un altrettanto lungo elenco di malattie infettive: batteriche (tubercolosi, micobatteriosi atipiche, brucellosi, lebbra), virali (virus di Epstein-Barr, Cytomegalovirus), parassitarie (schistosomiasi), da rickettsie (febbre Q) e da spirochete (sifilide); 3) reazioni a un nutrito numero di farmaci, tra i quali: chinidina, sulfamidici, allopurinolo, fenilbutazone, isoniazide, carbamazepina; 4) infine, pazienti particolarmente a rischio per lo sviluppo di granulomi epatici sono quelli affetti da AIDS: in questo caso, infatti, le micobatteriosi, come anche le sovrinfezioni da Cytomegalovirus e funghi, sono particolarmente frequenti e, d'altra parte, gli stessi pazienti sono talora trattati con sulfamidici per la comparsa di una polmonite da Pneumocystis carinii o possono sviluppare una colangite che si complica in seguito a una sopraggiunta criptosporidiosi a disseminazione lungo l'albero biliare.
I sintomi dovuti al granuloma epatico sono perlopiù correlati alla malattia che l’ha determinato e la ricerca può essere indirizzata sulla base di generiche alterazioni delle prove di funzionalità epatica.
La diagnosi richiede un completamento bioptico per quanto è possibile, in alcuni casi, che la puntura del fegato non dia luogo a reperti patognomonici, soprattutto se sono presenti granulomi isolati.
La terapia della condizione predisponente generalmente è la soluzione più efficace; in qualche caso sono utili i cortisonici.
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